sabato 16 luglio 2011

Il codice McCartney: un'altra ipotesi, ma la verità?


Con Il codice McCartney, scritto a quattro mani da Fabio Andriola e Alessandra Gigante, ci siamo illusi per un attimo che la verità fosse a portata di mano. La scienza scomodata nientemeno che per stabilire se Paul McCartney sia morto nel lontano 1966.

Uno scherzo, un’allucinazione collettiva, o accadde veramente qualcosa? Gli autori non escludono la possibilità che tutto sia stato pianificato nei minimi dettagli, e comunque rimangono sorpresi della mole e dell'accuratezza dell'operazione. Che qui non sarà ripercorsa, se non negli elementi legati strettamente alla tesi del libro. Quella di McCartney, all'interno delle leggende metropolitane della musica, costituisce un unicum: mentre per altri (Elvis Presley, Jim Morrison, Michael Jackson) si parla di sopravvivenza e morte simulata, per il Beatle ad essere "finta" è proprio la sua vita. Gli autori, a differenza di altri che hanno analizzato la storia, sembrano credere all'assunto di fondo (ovvero che il McCartney che vediamo non è l'originale), mentre altri studiosi sono partiti da una posizione critica, o perlomeno neutra.

La morte "ufficiale" - 12 ottobre 1969, la morte "ufficiale": la telefonata di Tom Zarski, studente all'Università del Michigan a Russ Gibb, dj di un'emittente radiofonica locale. Fu solo rendere noto ciò che nei circoli universitari si sussurrava da anni: McCartney era morto nel 1966. Con il passaggio della storia in un'emittente nazionale, PID divampò in tutto il mondo. La voce girava già nel 1967, tanto che Linda Eastman, prima di diventare la signora McCartney, ne parlò con un collega.
Le rockstar, sembra, muoiono giovani: uno studio britannico del 2007 su 1064 musicisti dice che la speranza di vita di un artista europeo e' di 35 anni. McCartney nel 1966 ne aveva solo 24, quindi abbassa la media.

Prima reazione di McCartney: una telefonata a Gibb 48 ore dopo la messa in onda dello storico programma radiofonico. Secondo varie fonti a chiamare fu davvero il Beatle, ma l’addetto stampa della band negò la circostanza. Poi ci fu l'intervista di Life del 7 novembre, nella quale Paul etichettò come "un cumulo di sciocchezze" le voci circolate in quelle settimane. In seguito McCartney assunse un tono ricco di humour, più in linea con il personaggio. Alquanto sbadato nel riferire i suoi ricordi, però, secondo Andriola e Gigante, tanto da supporre che ci siano due McCartney, pre e post 1966, con opinioni diverse.

Continua...

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